#SpazioTalk, Davide Rebellin: “Sto valutando se ritirarmi dopo il campionato italiano. Potrei cimentarmi nel gravel”
Davide Rebellin è tornato con una serie di risultati (di nuovo) sorprendenti. Il corridore della Work Service Vitalcare Videa, dopo il gravissimo infortunio riportato nella scorsa stagione, si è allenato per mesi ed è riuscito a tornare alle corse a inizio mese, prendendo parte al Giro dell’Appennino 2022, chiuso in diciannovesima posizione. In seguito, il classe ’71 ha partecipato all’Adriatica Ionica Race 2022, facendo undicesimo in classifica generale. Risultati straordinari, considerando la carta d’identità e soprattutto le difficoltà affrontate nell’ultimo anno. Rebellin ha concesso un’intervista in esclusiva ai nostri microfoni: un estratto può essere ascoltato nell’ultima puntata di SpazioTalk, il podcast di SpazioCiclismo.
L’Adriatica Ionica è andata molto bene e, dopo l’infortunio che hai avuto, non era affatto scontato. Com’è stata la settimana?
Direi che il risultato è soddisfacente, sono stato a un gradino dalla top ten. Sapevo di avere una buona condizione, avevo più che altro bisogno di correre e di ritrovare il ritmo gara. Tutto sommato il risultato buono, pur con qualche alto e basso in questi giorni. Di sicuro mi è stata molto utile.
Sai già i tuoi prossimi obiettivi?
Non un programma di gare per il momento, solo il campionato italiano. Devo anche valutare bene, perché ho ancora queste placche che mi danno fastidio sul piede, soprattutto quando carico. Giorno dopo giorno, le sento di più. Non posso caricarle troppo.
Hai dovuto cambiare in qualche modo il tuo modo di pedalare e allenarti?
Di allenarmi non tanto, anche se ovviamente ora vado molto più a sensazioni, senza avere un programma specifico. Cerco di far combaciare tutte le cose. Non ho grossi carichi continui di lavoro, devo fare attenzione a quanto caricare. La gamba sinistra, fratturata, è più debole rispetto alla destra. Questo porta alcuni scompensi, anche alla schiena. Sono tutte piccole a cui stare sotto, per poter stare bene.
Per la Work-Service, l’Adriatica Ionica ha riservato un’altra bella soddisfazione con la vittoria di tappa di Riccardo Lucca. Come avete vissuto la sua vittoria in squadra? Pensi di averlo aiutato con la tua esperienza?
Sicuramente in squadra siamo molto soddisfatti di com’è andata l’Adriatica Ionica, la vittoria di Riccardo ha un grosso valore per il team ma anche per lui stesso. La mia presenza in squadra può averlo avvantaggiato. Era andato in crisi nella terza tappa, poi è riuscito a reagire. Ha dimostrato di meritare di correre in un grande team, perché è un vincente ma soprattutto è un uomo squadra. Meriterebbe più soddisfazione di quante ne ha avute finora. Ha l’età e le doti per fare il salto nel professionismo. Gli auguro di poterlo fare già l’anno prossimo. La Work Service è un vivaio, io provo a trasmettere la mia esperienza ma loro sono lì per farsi vedere.
Ora che hai visto di poter essere competitivo nelle corse italiane, sei ancora convinto che questa sia la tua ultima stagione?
Sì, al massimo arriverò fino a fine stagione. Ma sto valutando alcune cose, vedo se arrivarci o fermarci prima. Volevo valutare dopo l’Adriatica e il campionato italiano. Ma già in queste settimane valuterò se proseguire o fermarmi dopo il campionato italiano. Valutiamo un po’, anche con la squadra. Per il momento non c’è una data o una gara.
L’idea comunque è rimanere nel ciclismo, magari con altri ruoli?
Penso di rimanere nel ciclismo, vedremo con che ruolo. Non come direttore sportivo, non mi si addice. Vorrei essere in un team e stare accanto ai giovani, aiutarli con la mia esperienza. Ora sto già lavorando per la Dynatek come testimonial, sono anche socio dell’azienda, vorrei far conoscere il brand. Poi vedremo di entrare nel mondo gravel. Potrei cimentarmi in qualche evento gravel, non necessariamente come competizione. Anche come Dynatek vorremmo creare un progetto in questo senso.
Vuoi rispondere qualcosa alle dichiarazioni di Lefevere?
Ho parlato con Patrick e ha già detto che in realtà non ha mai rilasciato l’intervista e il giornalista ha frainteso. Per me può pensarla come vuole, io sono libero di fare quello che voglio. Ho tanta stima di Lefevere, ho imparato tanto da lui, soprattutto nelle classiche belghe. Ma sinceramente non do importanza a quello che dice, so quello che mi piace fare. È normale che qualcuno sia d’accordo, qualcuno no. Io vado avanti per la mia strada. Ma con Patrick ci siamo già chiariti.
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